SCUSE? ADESSO TOCCA A SCHLEIN. Sul modello Albania, l’Europa si schiera con l’Italia e la linea Meloni diventa realtà. Quel momento che la sinistra diceva “impossibile” è arrivato, e mentre gli applausi attraversano i corridoi di Bruxelles, qualcuno giura di aver visto un consigliere del Pd abbandonare l’aula con il telefono all’orecchio e il volto completamente distrutto. Fino a ieri Schlein chiedeva a gran voce le scuse della Premier. Oggi, davanti alla decisione dell’Ue, è lei a dover fare ammenda. Ma la cosa inquietante non è il silenzio — è ciò che si sussurra. Un file. Una nota interna. Una “valutazione tecnica” firmata da qualcuno che non doveva firmare e consegnata — dicono — settimane prima che Schlein iniziasse ad attaccare. Il Parlamento è un teatro di sguardi gelidi: telefoni vibrano, ma nessuno risponde. La vittoria della linea italiana non è solo politica: è uno schiaffo pubblico. E resta una domanda sospesa, più tagliente di qualsiasi sentenza: Schlein sapeva… o qualcuno ha usato lei come scudo? Se verrà fuori quel documento, se davvero esiste… il problema non sarà più chiedere scuse. Sarà capire chi tradirà per primo.

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