PAOLO MIELI RIVELA I NOMI. Non è una discussione, non è un’analisi: è una detonazione in diretta. Durante una trasmissione apparentemente tranquilla, Mieli si ferma, guarda la telecamera e dice: “Sapete chi vuole far cadere il governo Meloni? Non immaginate quanto siano vicini.” Lo studio si blocca. I giornalisti smettono di digitare. Il pubblico si sporge in avanti come se una porta segreta si stesse aprendo. Poi Mieli pronuncia tre cognomi. Cognomi pesanti. Cognomi che nessuno pensava di sentir legati tra loro. Uno proviene dall’opposizione, uno dal mondo finanziario e uno — ed è qui che la temperatura cala — da dentro la maggioranza. Le reazioni sono immediate: un assistente impallidisce, un microfono viene spento di colpo, una giornalista sussurra “Se è vero, allora qualcuno ha già tradito.” Mieli non sorride: aggiunge solo una frase, quasi sussurrata ma letale come una lama: “E non sono soli.” Ora l’Italia non vuole solo sapere chi sono. Vuole sapere chi li protegge.

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