L’aula era tranquilla, finché Pierluigi Bersani non ha pronunciato quella frase. Una battuta velenosa, lanciata con il solito sorriso ironico, convinto che sarebbe rimasta solo una provocazione. Ma non questa volta. Giorgia Meloni si gira lentamente verso di lui, lo guarda con un’espressione gelida, quasi sorpresa… quasi divertita. Qualcuno della sinistra ride sottovoce. Poi il silenzio. E quando Meloni apre bocca, l’atmosfera cambia: la voce è ferma, tagliente, controllata. Non urla. Non serve. Ogni parola è un colpo, e Bersani lo capisce troppo tardi. Le telecamere zoomano, gli sguardi si fissano, e persino i suoi colleghi smettono di respirare. C’è un momento in cui lui vuole intervenire, difendersi, ribaltare il tavolo… ma una frase finale di Meloni lo blocca. Una frase che nessuno si aspettava e che – stando ai microfoni ancora accesi – potrebbe rivelare qualcosa su una discussione privata che Bersani non avrebbe mai voluto sentir nominare in pubblico. A quel punto il pubblico esplode, tra applausi e shock. E mentre lui resta immobile, rosso in volto, la domanda rimbalza ovunque: cosa c’era dietro quelle parole non dette?

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